Quando negli anni 50’ Raffaele Raggi, il mio nonno, acquistò la Tenuta Folesano lo fece perché era un appassionato cacciatore e si aggiudicò così una piccola riserva incontaminata vicino a Bologna. La precedente proprietà, una nobile ed antica famiglia Bolognese, era tenutaria di un vastissimo latifondo che copriva pressoché tutta quella vallata del Reno; la nostra proprietà contendeva un’abitazione medievale con una lunga storia di eventi ed avventure da raccontare. Le coltivazioni erano molteplici ma fra tutte imperava la vite. Quando il nonno, si insediò nella Tenuta trovò una serie di piccoli vigneti sparsi nei diversi appezzamenti così da godere di microclimi ottimali per ogni cultivar che i vecchi conoscevano e sfruttavano con magistrale competenza. Così la mia famiglia ereditò piante ormai centenarie di Sangiovese, Negretto, Albana, Barbera e quelle ormai dimenticate varietà di uva Angela e Paradisa che grazie alla loro buccia spessa avevano attitudine all’appassimento, duravano nelle case tutto l’inverno ed erano di accompagnamento a carne e formaggi. Il vino era rosso da Sangiovese (il Negretto si appassiva e si mangiava) e bianco da Albana. Qui a Panico il Sangiovese trova terreni d’elezione, nel calcare e nelle marne il suo colore esplode violento e i profumi si sprigionano inebrianti. I vecchi agricoltori lo sapevano e così tutte queste colline già nell’800 avevano abbondanza di questo vitigno austero ma che qui si è sempre espresso al massimo delle sue potenzialità di morbidezza ed armonia. Così dopo le vinificazioni famigliari ed un piccolo commercio locale, la mia famiglia ha deciso di dedicarsi ad un progetto di valorizzazione della vite di queste terre ma anche del territorio che circonda questa coltura così carica di storia e di tradizione. La coltivazione naturale, il recupero delle vecchie piante di Sangiovese e di Albana, la tradizionale Barbera ed un Merlot D.O.P. costituiscono il nostro patrimonio viticolo fatto di filosofia contadina, di rispetto e di amore per i frutti di queste nostre terre. Anche l’uva Angela e Paradisa si riapproprieranno del loro territorio, erano talmente famose che molti da Bologna affrontavano quel viaggio per poi assaporarle durante tutto l’inverno e noi vorremmo succedesse anche oggi.